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2016 mayo 21 038 quien quiere la traducción en castellano la pida a pmaglioz@med.puc.cl

RIUNIONE DEGLI ITALIANI IL 21 MAGGIO 2016

La famiglia, centro dell’evangelizzazione

Si sono riuniti come tutti gli anni, sacerdoti e consacrati/e italiani missionari in Cile nella parrocchia di Pompeia per riflettere su un tema importante: la familia alla luce dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia. Il diacono permanente Josè Manuel con sua moglie Monica della Vicaria di Santiago hanno presentato il tema.

Dopo un video che dava una panoramica dei 9 capitoli dell’esortazione si è passati a veder la logica del documento che parla della teoria della famiglia, rivalutando “la allegria dell’amore nella famiglia”, successivamente è valorizzata una pratica pastorale specializzata per sanare famiglie in crisi, quindi l’importanza dei figli e della loro educazione e, infine, la spiritualità da coltivare in famiglia.

Le idee principali dell’esortazione sono 3: la famiglia è un ideale che bisogna rafforzare; i soggetti in stato irregolare, che però sono battezzati, continuano ad appartenere alla Chiesa, non sono scomunicati come alcuni dicono per il fatto che non possono prendere la Comunione e vanno integrati, appoggiati e illuminati; terza idea, i matrimoni in regola devono formare comunità, cioè una parrocchia che sia “famiglia di famiglie”.

La chiave di lettura sottolineata dai conferenzisti è che nella fragilità dell’uomo di oggi non serve la condanna (AL, 297) né il giudizio di peccato mortale (AL, 301), come se l’irregolarità privasse della grazia santificante, ma serve la misericordia e usare la logica del Vangelo.

L’azione pastorale deve essere specifica per la famiglia e non generica. In altre parole, non basta la dimensione sacramentale, ma serve insegnare a vivere buone relazioni matrimoniali e con i figli, costruire chiesa domestica, umanizzare la famiglia. E nei casi particolari e difficili, il criterio di base è la misericordia pastorale per fare il bene “possibile” (AL, 308), usando il discernimento personale, non aspettando che sia sempre l’autorità ecclesiastica a decidere in tutti i casi (AL, 300). Il documento termina con l’invitazione di matrimoni e di pastori a conversare e ad ascoltarsi reciprocamente, per far sì che ci sia per tutti i matrimoni, regolari e non regolari un posto nella Chiesa.

Le domande dei partecipanti sono state numerose ed interessanti. Si è chiesto dov’è la diagnosi profonda dei problemi della famiglia con le loro cause e dove sono le soluzioni proposte. La diagnosi è nel capitolo numero 2 e le soluzioni terapeutiche nel capitolo 4, dove si presenta come rendere l’amore più forte del peccato e della divisione.

Altra domanda era su come fare quando i matrimoni in regola sono una infima minoranza e la risposta fu che i matrimoni irregolari non rappresentano l’“oscurità” della parrocchia ma da loro bisogna tirar fuori gli esempi positivi (fedeltà, educazione di figli, ecc.) e le potenzialità e valorizzarli.

Sulla domanda del discernimento personale dubbio quando la coscienza non è formata, orientata e retta, la risposta fu che bisogna differenziare quando uno non vuole formarsi o quando è semplicemente ignorante di alcune cose e quindi non ha colpa. Per questo serve educare con una pastorale intensa.

Sulle paure che la pastorale familiare fagociti le altre pastorali e le lotte di territorio interne alle parrocchie, si è proposta la necessità di coordinare le pastorali e di inssegnare ai seminaristi che cos’è la pastorale familiare (essi hanno attualmente 14 ore su questo tema, su come vivere evangelicamente nella casa).

Per ultimo, si è parlato dei movimenti ecclesiali con famiglie sane e figli educati alla fede e il loro ruolo nella parrocchia e nella Chiesa. Si tratta di potenzialità immense, finora non sfruttate ed integrate abbastanza nella vita parrocchiale, perché visti più come antagonisti che come collaboratori.

La conclusione di P. Giulio è stata che in Cile il 90% degli adulti e la maggioranza dei giovani rimpiangono e valorizzano una famiglia sana e unita, solo serve chi li aiuti a realizzare questo loro sogno. Il gruppo ha concluso con una Santa Messa celebrata da P. Pietro Magliozzi, religioso camilliano e concelebrata da P. Giulio, scalabriniano, e dal diacono permanente Josè Manuel e poi la convivenza ben dialogata e partecipata da tutti i missionari e le missionarie.