¿Quiénes son los Camilos-Médicos? ¿Qué hacen?

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¿Quiénes son los Camilos-Médicos? ¿Qué hacen?

2016 abril 30 - objeción de conciencia 111

8 Camilos-médicos de los 4 continentes se han encontrado por la segunda vez (la primera fue el 5-7 mayo de 2001, eran 17) para conocerse y proyectar a futuro como vivir de formas nuevas el cuarto voto de asistencia al enfermos incluso si contagioso en epidemias. interesante lo que salió fuera de este encuentro tenido en Madrid el 24 de abril.

a continuación un artículo en italiano de este encuentro. Si alguien quiere la traducción en castellano, la puede pedir y se le ofrecerá (escribir a pmaglioz@med.puc.cl)

8 Partecipanti: P. Pietro Magliozzi (Cile), P. Jaime A. Roa (Filippine), P. Amelio Troietto (Filippine), P. Paul Ouedraogo (Burkina Faso), Fr. Julien Gbaguidi (Benin), P. Marius Yabi (Benin), P. Joseph Khiyaniri (Kenia), P. Marcelo Valentin de Oliveira (Brasil).

2 Presenti: P.Aris Miranda (consultore Maddalena), P. Casimir Guezo (amministratore ospedaliero).

L’incontro è iniziato con una preghiera al Cristo Medico e una introduzione del P. Pietro Magliozzi sull’obiettivo di essere camilliano medico: essere immagine e somiglianza del Cristo medico oltre che Buon Samaritano integrando i due aspetti; poi si è raccontata la storia dal 400 a.C. fino ad oggi dello sviluppo dei consacrati medici e come sono nati i camilliani-medici ricordando il loro primo incontro nel Camillianum di Roma il 5-7 maggio del 2001 al quale parteciparono in 17. Attualmente si contano 25 camilliani medici (di cui 7 ancora studiando o teologia o medicina).

A questo punto si è fatta una auto-presentazione di ciascuno.

  1. Pietro Magliozzi, dottore in teologia pastorale sanitaria oltre che medico, lavorando come missionario in Cile da 11 anni, ha mostrato come le attività a livello nazionale (direttore nazionale della pastorale della salute, trasmissione settimanale a Radio Maria sulla Pastorale della salute, i libri scritti di guarigione integrale, le 4 FCL sparse per il paese e la docenza universitaria con la relativa ricerca) gli permettono di diffondere anche al mondo medico ed accademico un nuovo modo di vedere e curare il malato, come persona e persona trascendente.
  2. Paul Ouedraogo, pediatra in Burkina Faso, lavora la mattina come medico e il pomeriggio come vice-provinciale. La sua posizione gli ha permesso di fare azioni politico-istituzionali a favore della vita e della salute; per esempio, rafforzare la neonatologia nel centro camilliano che è in perdita economica, ma un inno alla vita per tutti i casi che si riescono a salvare; o organizare i medici cattolici; o come responsable nazionale delle strutture sanitarie cattoliche per alzare la voce ogni volta che si impongono nel paese leggi a favore dell’economia e contro il bene dei malati.
  3. Amelio Troietto, missionario italiano, nelle Filippine da 20 anni, lavora come unico medico nell’isola di Samar; ricorda come il suo obiettivo è stato in Italia (Treviso) come nelle Filippine avvicinare il malato nella sua situazione di povertà fisica, morale e spirituale e aiutarlo con empatia come medico e come sacerdote. Una comunicazione umana e personalizzata, una pedagogia sanitaria gornaliera è il segreto per trasformare la cura medica in guarigione integrale.
  4. Josef Yamir, chimico, medico specializzato in salute pubblica, lavora anche come amministratore ospedaliero, in Kenia. Egli ha mostrato la bellezza nel suo lavoro come pediatra e di interagire con altri medici motivandoli a lavorare in modo umanizzato, perfino farli pregare tutti i giorni. Ha anche raccontato la bellezza di poter servire in una task force camillliana come medico e sacerdote.
  5. Marcelo Valentin sta studiando la specializzazione in Salute pubblica in Brasile per prepararsi a continuare l’opera meravigliosa di P. Raul Mate sul Rio delle Amazzoni con le sue 100 visite all’anno alle popolazioni indigene. Lo scopo dei suoi studi è quello di portare avanti a lungo termine la pastorale medico-religiosa già iniziata e far sì che tutto non termini con una persona e il suo carisma. Si tratta di un progetto della provincia brasiliana che sarebbe bene imitare.
  6. Marius Yabi, in Benin da 3 anni come medico e amministratore dell’Ospedale di Zinviè, dice che per lui il medico e il sacerdote non si realizzano in azioni straordinarie, ma nel fare giorno per giorno il proprio dovere, a passare dal celebrare una Messa (a volte anche senza terminarla per una chiamata urgente) alla sala operatoria, senza vedere differenza o superiorità tra le 2 attività pastorali.
  7. James Roa, dottore da 30 anni, cardiologo e sacerdote da 14, lavora nell’ospedale di Makati nelle Filippine. Egli sottolinea la possibilità di inculcare la fiducia nella Provvidenza a quei malati con molte necessità; inoltre l’essere medico gli permette di parlare alle famiglie e ai colleghi medici in un modo completamente diverso e con integralità. L’autorevolezza che riscuote in ospedale gli permette anche di creare un clima umanizzato e sereno in ospedale. Il suo lavoro si espande anche alla parrocchia con gli anziani e a livello di prevenzione sanitaria e in maternità con la FCL.

Fratel Julien Gbaguidi, del Benin, ha concluso la rassegna. Pediatra vedovo, medico da 40 anni, ha scoperto che i camilliani avevano una scuola per conoscere, capire e aiutare il malato non come una diagnosi e terapia, ma come un vero tesoro, come lo stesso Cristo. La sua vita ripartì da zero con questa nuova visione dell’essere medico. Fu al Camillianum di Roma a studiare e ritornò in Benin dove l’incontro con il “malato che ascolta” e con i familiari è un incontro e un dialogo molto profondo e significativo.

La riunione si è poi concentrata su una domanda del P. Aris: che pensate sulla possibilità di partecipare all’associazione dell’OMS, EMT Emergency medical team?, Si tratta di un gruppo di medici che possono intervenire rapidamente in caso di epidemia. Ciò comporterebbe, ha spiegato P. Aris, una accreditazione del gruppo, una formazione (non si sa di quanto tempo) e poi rendersi disponibili 15 giorni o un mese nel caso imprevisto di una epidemia in qualunque punto del mondo. La lingua non è un problema e nemmeno la validità del titolo di medico.

Il gruppo ha detto che per un religioso camilliano, essere chiamato dall’Ordine a un’attività di questo tipo equivale a quando San Camillo chiamava i religiosi ad andare a servire in una peste, si tratta di mettere in pratica il quarto voto che tutti abbiamo fatto, si tratta di una disponibilità automatica, non di piacere o non piacere, volere o non volere.

Si è fatto notare però il problema dei superiori che favoriscano questa possibilità per i religiosi e il problema della durata della formazione dell’OMS (che non si eccessiva). Si è anche detto che nella formazione generale dei religiosi camilliani (medici o non medici), dovrebbe sempre esserci una formazione alla CTF. P. Aris ha risposto che il 30 aprile inizierà un incontro per preparare un corso CTF in inglese al Camillianum e a dicembre, con una giornata al Camillianum, si diffonderà e farà pubblicità a questo nuovo corso di formazione all’attività CTF.